DVA: una finestra sulle complicanze del diabete
Sappiamo che esistono numerosi fattori di rischio cardiovascolare quali obesità, diabete, ipertensione arteriosa, eccesso di trigliceridi nel sangue, squilibrio del colesterolo, fumo ed altre condizioni o abitudini modificabili e non modificabili. Tutte le possibili combinazioni di tali fattori sono correlate al rischio di sviluppare ischemia d’organo, infarti o ictus.
L’esperienza clinica evidenzia però che alcune persone pur avendo numerosi di questi fattori di rischio non sviluppano eventi cardiovascolari e viceversa persone che li sviluppano senza avere fattori di rischio. «La comunità medica sente quindi l’esigenza di uno strumento più specifico per definire quali persone sono ‘davvero’ a rischio di ictus», afferma Yamume Tshomba, dirigente medico della Chirurgia Vascolare del San Raffaele, e «la reattività nei capillari della retina, misurabile con grande precisione dal Dynamic Vessel Analyzer, potrebbe essere uno di questi parametri e aiutarci a identificare le persone che sono ‘concretamente’ e non solo ‘statisticamente’ più a rischio di sviluppare complicanze. In modo particolare il Dynamic Vessel Analyzer, potrebbe essere utile per valutare la necessità prima e l’efficacia dopo degli interventi effettuati sulla carotide per la prevenzione degli ictus cerebrali». Questo potrebbe risultare particolarmente importante nei pazienti portatori di stenosi carotidee che non abbiano avuto alcun sintomo premonitore e per i quali le linee guida internazionali sono ancora oggetto di acceso dibattito per quanto riguarda l’opportunità, la modalità e la tempistica dell’intervento.
Sull’endotelio (il rivestimento interno) delle carotidi tendono a formarsi delle placche aterosclerotiche. Da queste placche possono staccarsi degli emboli, ‘frammenti’ di grasso e aggregati piastrinici (trombi e coaguli), che seguono il flusso del sangue ed entrano nei vasi minori del cervello ostruendoli e provocando la morte di porzioni più o meno grandi di tessuto cerebrale: una complicanza a volte letale e comunque molto seria.
Tshomba ha effettuato centinaia di interventi di endoarterectemia carotidea: in pratica entra nella carotide e ne rimuove i depositi di tessuto aterosclerotico. «Con l’ecodoppler ed altre tecniche di diagnostica per immagini possiamo valutare l’efficacia dell’intervento sui grandi e medi vasi cerebrali ma non sul microcircolo cerebrale, i vasi di diametro inferiore a 0,4 millimetri. La nostra ipotesi è che la reattività del microcircolo retinico, valutabile con lo strumento donato da Sostegno 70 al San Raffaele, sia correlata allo ‘stato di salute’ del microcircolo cerebrale. Se così fosse, prosegue Tshomba, avremmo a disposizione uno strumento non invasivo e relativamente veloce per ‘stadiare’ la situazione dei pazienti prima e dopo l’intervento».
La Divisione di Chirurgia Vascolare del San Raffaele si sta preparando a presentare al Comitato Etico dell’Ospedale un progetto di studio pilota, «in pratica chiederemo ad alcune decine di persone di sottoporsi all’esame della retina con la Dva prima e dopo un intervento di chirurgia alla carotide. Se i risultati saranno confortanti prepareremo uno studio più ampio», conclude Tshomba, che insegna al Corso di laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia, presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Vascolare, al San Raffaele International MD Program, e al master di II livello in Chirurgia Aortica dell’Università Vita-Salute.